IL Castello di Calatabiano le sue origini e la sua Storia.

ORIGINI & STORIA

               Lavori di restauro al “Salone Cruyllas”

In quel periodo nacque l’appellativo “Contadino” attribuito al servo, che si occupava dei fondi agricoli e che ebbe in gabella un appezzamento di terreno dietro pagamento di un canone annuale. Nel 1747, si concluse il dominio delle Signorie che per circa un millennio avevano governato Calatabiano. Attorno al 1750, il territorio di Calatabiano fu suddiviso: da una parte, le facoltose famiglie facenti capo ai Mirabelli, ai Carro, agli Abadotto ai Bottari ai Manfrida e Chiarello; dall’altra per le elargizioni concesse dal Principe, la Chiesa e l’Ospedale Civico di Palermo, che ne restò in possesso fino al 1900. Nel 1780, il Caracciolo, vice Re di Sicilia, promulgò delle leggi a favore dei borghi, i quali poterono eleggere dei rappresentanti per

                 Veduta dalla Piazza di Gesù e Maria

autogovernarsi, nominati tra le famiglie più importanti o più vicine al clero, nella fattispecie al parroco che aveva inoltre il compito di registrare atti di nascita e matrimoni e di rilasciare, a richiesta, certificati di morte. Intanto in Europa imperavano i principi della “Rivoluzione Francese” che, non riuscirono ad invadere la Sicilia, per via dell’aiuto concesso ai nobili Siciliani dai regnanti Inglesi.
Nel 1813, il Parlamento Siciliano abolì definitivamente il “Vassallaggio” ed elesse tutti i paesi dell’isola a Comuni, tra cui Calatabiano con i suoi 1360 abitanti, con a capo dell’amministrazione comunale il Sindaco ed, a capo di ognuna delle nuove sette Province, un Intendente.
Palermo reagì energicamente con insurrezioni, famosi i moti del ’20 e del ’21, che portarono all’unificazione ed all’indipendenza dell’ Italia nel 1861. 
Dopo molti secoli si chiuse un lungo periodo di dominio straniero, da cui si era attinta la civiltà ma, a seguito del quale si dovettero subire dure repressioni.
Il popolo siciliano, che, quasi impotente si dovette piegare alla forza di nazioni più organizzate alla guerra, ha comunque sempre mantenuto saldo il desiderio di libertà tramandato da padre in figlio, fino alla liberazione dai Borboni, ultima stirpe dominante, in ordine di tempo, sulla nostra isola.

                                                                        DAL MEDIOEVO IN POI
Dal fondo Intendenza Borbonica “Archivio di Stato di Catania” sono state attinte le notizie che hanno permesso di stabilire come era il tenore di vita a Calatabiano il suo aspetto fisico e quali fossero le norme giuridico amministrative che vigevano dal Medioevo sino agli anni contemporanei.
Il territorio era di viso in Feudi, con a capo il Barone, tra i più importanti, i Feudi Piana e Bosco, di quest’ultimo 
una piccola parte era destinata al civico demanio con la possibilità, per la popolazione, di

           Chiesa del SS. Crocifisso innevata

usufruirne per il pascolo, legnatico, o per i più svariati usi. La piana era la zona più produttiva in assoluto, sin da quando gli Arabi vi piantarono la canna da zucchero, principale fonte di sviluppo economico e di rendita sicura sia per il barone che per la popolazione. Un grande canale d’irrigazione, che a monte delle abitazioni prelevava le acque irrigue dall’Alcantara, rendeva la piana fertilissima, ed ivi, in una zona non meglio precisata era stato   costruito ad hoc un grande e importante trappeto che serviva per la lavorazione del la canna.
Col passare dei decenni questa coltivazione subì tuttavia un calo notevole sino al declino, a causa per lo più, della concorrenza di altri paesi.
La canna da zucchero venne allora sostituita con coltivazioni di riso e ciclicamente di grano e canapa che intensificarono nuovamente le rendite con possibilità di assorbire molta manodopera.
Don Ignazio Gravina – Cruyllas ottenne dal Re di Sicilia, Carlo II° il privilegio di creare un nuovo centro urbano “Piedimonte Etneo” nato più a monte sul territorio di Calatabiano. Nella seconda metà del “500” un

             “Bertesca” porta di estrema fuga

progressivo processo inflazionistico compromise gravemente le possibilità economiche dei nobili Siciliani, i quali anziché ridurre le spese e cercare di incrementare gli introiti, sottovalutarono il problema, incorrendo in situazioni debitorie sempre peggiori. Per fronteggiare questa situazione venne fondato un’Istituto, denominato Deputazione degli Stati, che aveva il compito di intervenire amministrativamente laddove si verificassero casi di deficit. Anche a Calatabiano, come in altri centri imperversava questa crisi quindi, dovette intervenire la Deputazione degli Stati.
  

<<Indietro – Pagina 4 – Avanti >>

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *